"Quanto sarebbe stato diverso per te se nel tuo primo giorno mestruale tua madre t’avesse donato un mazzo di fiori e t’avesse invitata a pranzo; se poi insieme aveste incontrato tuo padre dal gioielliere, dove t’avrebbero forato i lobi e tuo padre t’avrebbe donato il primo paio di orecchini; e se insieme con un paio di amiche, tue e di tua madre, avessi acquistato il primo rossetto; e infine, se tu fossi entrata, per la prima volta, nella Casa delle donne per imparare la saggezza delle donne? Quanto sarebbe stata diversa la tua vita?"
Judith Duerk: Circle of Stones
Ma, alla fin fine, cosa si fa in questo Cerchio di donne?
In questi luoghi si va semplicemente per essere, per stare in un luogo in cui non si è obbligat* a dimostrare nulla a nessuno, ad imparare niente, ad insegnare ancora meno, dove si può parlare di cose di cui solitamente non si parla (ma si può anche non farlo), e poi quando si è lì si ascolta e si decide di essere parte (o di non esserlo), di trovare e mostrare la propria verità o tenersela per sé.
E' uno spazio di verità, una parentesi di tempo "per noi e solo per noi" in cui, anche grazie al sostegno di altre donne di età diverse, trovare parole, gesti o silenzi che diano corpo alle emozioni, ai dubbi, alle paure e agli entusiasmi che si dibattono nei cuori tormentati delle ragazze e delle loro madri, delle zie, delle nonne e delle amiche.
Domande, risposte, fili, racconti, candele, profumi, smalti, trecce, suoni, musica e sorprese. I temi: la vita, il sangue, la morte, il corpo femminile, le relazioni e tutto ciò che tutte e ognuna vogliono portare.
La porta è aperta, gli occhi e le mani pronti ad accogliere altri sguardi, altre mani.
Ognuna porta con sé la sua storia, unica e preziosa, ciò che spera di trovare e soprattutto la consapevolezza che la responsabilità della propria esperienza nel Cerchio di donne (e in fondo anche fuori) non è in nessun'altra che in sé stessa.
E' uno spazio per prendersi cura di sé e contemporaneamente anche di ogni altra perché:
"Quando una vive pienamente così fanno anche le altre" - Clarissa Pinkola Estés
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In questi luoghi si va semplicemente per essere, per stare in un luogo in cui non si è obbligat* a dimostrare nulla a nessuno, ad imparare niente, ad insegnare ancora meno, dove si può parlare di cose di cui solitamente non si parla (ma si può anche non farlo), e poi quando si è lì si ascolta e si decide di essere parte (o di non esserlo), di trovare e mostrare la propria verità o tenersela per sé.
E' uno spazio di verità, una parentesi di tempo "per noi e solo per noi" in cui, anche grazie al sostegno di altre donne di età diverse, trovare parole, gesti o silenzi che diano corpo alle emozioni, ai dubbi, alle paure e agli entusiasmi che si dibattono nei cuori tormentati delle ragazze e delle loro madri, delle zie, delle nonne e delle amiche.
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La porta è aperta, gli occhi e le mani pronti ad accogliere altri sguardi, altre mani.
Ognuna porta con sé la sua storia, unica e preziosa, ciò che spera di trovare e soprattutto la consapevolezza che la responsabilità della propria esperienza nel Cerchio di donne (e in fondo anche fuori) non è in nessun'altra che in sé stessa.
E' uno spazio per prendersi cura di sé e contemporaneamente anche di ogni altra perché:
"Quando una vive pienamente così fanno anche le altre" - Clarissa Pinkola Estés
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